
Mi manca il mare, il covid ha guastato le emozioni. Come se ci fosse - e c’è - una posta più alta che è la vita. Allora niente cinema, niente passeggiate, niente spesa al mercato. Come mi manca! Non temo per me, io sono un fatalista, ho fatto fuori un tumore - che all’ospedale di Veronesi [IEO istituto europeo di oncologia] non ne potevano più, dice che facevo confusione ma lo so che li ho divertiti in fondo! Ora invece temo per i miei, per le mie figlie, per i miei nipoti.
Il mare, come la pittura è una specie di eredità, cosa di famiglia: mio padre è stato un artista vero [Eustachio Catalano, artista, già direttore dell’Accademia di belle arti di Palermo], mio fratello era un biologo marino e parte della mia infanzia ha il rumore delle onde allo Sperone, che altro potevo dipingere se non il mare?
Guardale con gli occhi socchiusi, le mie tele. Come fanno i miopi che per vedere meglio stringono gli occhi, se le guardi a occhi aperti le balene fanno paura, ma se ti metti gli occhi dei bambini, scopri che in realtà sono buone, protettive, sono una pancia che salva le barche e non le fa affondare, come nelle favole, nelle favole le barche non affondano e muoiono solo i cattivi.”